Sanità digitale: ecco le priorità da seguire per la formazione dei professionisti
Atti di indirizzo, valutazioni intelligenti, programmi, moduli integrati. Gregorio Cosentino, presidente dell’Associazione scientifica per la sanità digitale (Assd), traccia una possibile roadmap per formare i nuovi esperti di e-health

Come rilevato nel 2016 dall’Osservatorio permanente competenze digitali in sanità, quando si indaga specificatamente la finalità più importante della digitalizzazione in ambito sanitario, il risultato è davvero confortante: sta crescendo, finalmente, la consapevolezza del fondamentale impiego del digitale nel processo di “diagnosi e cura”, rispetto a ciò che da tempo è radicato, ovvero per utilità gestionali (amministrative e organizzative) o formative.
D’altronde, l’invecchiamento della popolazione, e il conseguente aumento delle persone fragili con numerose patologie croniche, la necessità di ridurre i costi in un contesto generalizzato di spending review, e la sempre maggiore disponibilità di tecnologie e dispositivi medici sempre più avanzati, stanno spingendo i medici, gli infermieri e le altre professioni sanitarie a utilizzare soluzioni innovative per fornire le cure ai loro pazienti.
La formazione
Le professioni sanitarie hanno confermato che la formazione in ambito digitale è considerata alla pari della formazione di altre competenze nonché fortemente correlata alle esigenze individuali, come giustamente deve essere la formazione. Rappresenta il processo più delicato per la costituzione di un bravo professionista, non solo rispondente a un profilo giuridico ma anche deontologico e tecnico. Aver affiancato la formazione digitale alle altre competenze tecnico-professionali rappresenta un importante salto di qualità da parte del mondo sanitario nel panorama del processo di abilitazione e competenza professionale.
Purtroppo la formazione e l’aggiornamento continuo sulle competenze digitali in sanità hanno una distribuzione non sempre omogenea nelle nostre università e nelle aziende sanitarie o Ircss. Per tali motivi occorrono atti d’indirizzo nazionali (conferenza Stato-Regioni, ministero della Salute, Miur) vincolanti e verificabili sui progetti formativi dedicati al personale socio-sanitario, che devono interessare anche l’obbligo formativo Ecm, che nel dossier formativo del professionista della salute deve prevedere una parte obbligatoria relativa alla sanità digitale. E nella valutazione della performance delle direzioni generali andrebbe introdotto l’indicatore del grado di digitalizzazione delle strutture ospedaliere, universitarie e di ricerca e il grado di soddisfazione e di miglioramento della fruizione delle prestazioni socio-sanitarie che il cittadino-utente ha percepito con gli strumenti e soluzioni e-health adottate.
È opinione comune che la sanità digitale si sviluppi anche con un programma strutturato di formazione a tutti i livelli, riconfermando i fabbisogni formativi e di aggiornamento che il sistema universitario e aziendale non ha soddisfatto.È quindi necessario sviluppare un programma che rapidamente promuova la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici sia nell’ambito del corso di studi universitari e master universitari, sia all’interno dell’Educazione continua in medicina (Ecm). I corsi dovranno prevedere lo sviluppo di moduli integrati dove sono approfonditi gli aspetti non soltanto tecnologici, ma anche di appropriatezza della cura, organizzativi, sociali e psicologici connessi all’utilizzo delle tecnologie Ict nei processi di cura, diagnosi, prevenzione e telemonitoraggio, permettendo al personale tecnico e sanitario di acquisire conoscenze e competenze indispensabili per rendere più efficace ed efficiente la sanità italiana, e per formare nuove professionalità da impiegare nel campo della sanità digitale. In questo modo si raggiungerà il duplice effetto di creare un terreno adatto allo sviluppo della digital health e di formare professionisti che potranno trovare nuova occupazione in tale ambito. Così operando ne trarranno giovamento l’attività del professionista, del sistema salute e soprattutto il destinatario dell’azione di cura: il cliente/paziente/utente.
E anche per sostenere lo sviluppo di questo programma formativo, gran parte delle professioni sanitarie hanno deciso di costituire l’Associazione scientifica per la sanità digitale (Assd), i cui scopi sono:
• promuovere il costante aggiornamento dei soci e svolgere attività finalizzate ad adeguare e migliorare le conoscenze professionali, le competenze e le abilità cliniche, tecniche e manageriali nonché i comportamenti dei soci stessi verso il progresso scientifico e tecnologico, con l’obiettivo di garantire efficacia, appropriatezza, sicurezza ed efficienza alle prestazioni sanitarie erogate;
• promuovere il costante aggiornamento dei soci e svolgere attività finalizzate ad adeguare e migliorare le conoscenze professionali, le competenze e le abilità cliniche, tecniche e manageriali nonché i comportamenti dei soci stessi verso il progresso scientifico e tecnologico, con l’obiettivo di garantire efficacia, appropriatezza, sicurezza ed efficienza alle prestazioni sanitarie erogate;
• supportare i professionisti della salute nell’avvio e nel perfezionamento di percorsi di sanità digitale e di innovazione delle modalità di cura;
• promuovere la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici;
• promuovere lo sviluppo di una cultura della misura, secondo l’approccio Hta (Health technology assessment).
Le prime azioni dell’associazione vanno proprio in questa direzione, con l’attivazione già nel 2017 di numerosi corsi Fad Ecm e un master in Sanità digitale.
Le nuove professioni nell’healthcare
Da persona che si occupa di innovazione e di sanità digitale, prevedo una crescita di diverse professioni legate alla digitalizzazione dell’healthcare. Penso agli esperti di privacy e sicurezza, agli sviluppatori di app medicali e non solo, ai data scientist con le capacità di analizzare e interpretare dati, ai progettisti nella robotica e nella sensoristica, agli esperti di telemedicina e mhealth, agli addetti nel settore del cognitive computing e del 3D printing. E sicuramente ne dimentico qualcuno. Ma non voglio dimenticare un ruolo fondamentale per lo sviluppo della sanità digitale, così come definito nei documenti di Agid – Agenzia per l’Italia digitale: l’e-leader, la figura (in senso ampio) che concepisce e promuove il cambiamento grazie al digitale e che in questo cambiamento intravede nuovi mercati e nuove opportunità, generando anche, a volte, nuovi mestieri. Se vogliamo essere suggestivi, potremmo definirlo “il visionario”.
Così come nascono nuove figure professionali, si moltiplicano le evoluzioni tecnologiche che avranno pesante impatto anche sul modo di fare sanità pur non essendo specifiche soltanto di questo settore. Si va dalle app mobile sviluppate per la sanità e il benessere alla business intelligence, i business analytics e i big data per un efficiente controllo di gestione delle strutture sanitarie e una precisa analisi epidemiologica; dall’area del cognitive computing e al suo uso, per esempio, nel campo della genomica, alla robotica applicata nel settore della chirurgia; dall’Internet of things che darà un sostanziale impulso alla telemedicina, alla advanced visualization, incluse la realtà aumentata e i simulatori, e al 3D printing, che permette la stampa in tre dimensioni di oggetti o prototipi in diversi materiali pur mantenendo un’elevata precisione e fedeltà rispetto al progetto originale da cui deriva, e di cui prevedo una ampia diffusione anche in ambito sanitario.
In conclusione, programmare una formazione in sanità digitale significa comunque pianificare una generazione di competenze nuove, evolute ed in grado di garantirci ulteriore progresso. Occorre quindi uno slancio collettivo per agganciare un “treno” importante come la formazione nella sanità digitale, fiduciosi che la generazione futura di colleghi e di utenti potrà solo essercene grata.